Butta via i fazzoletti! Intervista all’autrice Sabrina De Federicis

Molte delle tue giornate iniziano con una raffica di starnuti e tosse canina? Non esci mai senza un antistaminico in borsa? L’idea di una romantica gita agli Champs Elisée in fiore ti fa inorridire?

Forse non lo sai, ma nella maggior parte dei casi le allergie possono essere curate. Oggi è infatti possibile curare le cause di un’allergia senza limitarsi ad addormentarne soltanto i sintomi.

A parlarne nel suo primo libro, “Butta via i fazzoletti!” è la divulgatrice scientifica Sabrina de Federicis, country manager dell’azienda farmaceutica HAL Allergy.

Intervista a Sabrina De Federicis

Butta via i fazzoletti - SABRINA DE FEDERICIS - libri d'impresaLIBRI D’IMPRESA (LI): A chi è dedicato “Butta via i fazzoletti”?

SABRINA DE FEDERICIS (SDF): Ho deciso di scrivere questo libro – che ho fortemente voluto mantenere semplice, chiaro e leggero senza fare un simposio su carta, inserendo anche racconti in grado di strappare una risata – per aiutare il “popolo degli allergici” e chiunque sia stanco di non poter vivere senza fazzoletti e antistaminici in borsa.

(LI): Come ti sei avvicinata a questo mondo ancora poco considerato in ambito medico?

(SDF): Con l’arrivo di mio figlio Simone sono entrata, mio malgrado, nello sconosciuto mondo degli allergici. Ogni mattina il “buongiorno”, quando lo svegliavo per andare a scuola, era a base di starnuti, tosse, e respiro affannoso. Questo è stato il motivo che mi ha spinto a cercare – e infine trovare – una soluzione definitiva. Oggi la situazione di mio figlio non è più problematica, ma lo è ancora – invece – per migliaia di persone tra adulti e bambini.

(LI): Se si parla di una “soluzione definitiva” significa che un allergico può guarire?

(SDF): Certo che può guarire. Il problema è che la maggior parte di coloro che soffrono di allergie non sa che esiste una vera e propria soluzione curativa dell’allergia: la terapia desensibilizzante. A dimostrarne l’efficacia sono le statistiche fornite dall’ISTAT che mostrano come all’aumentare dei soggetti allergici non corrisponda un egual aumento di questa terapia. Di solito vengono prescritti dei farmaci – per lo più antistaminici e cortisonici in varia forma – che agiscono sul sintomo riducendone la violenza, ma non vanno di certo a eliminarne la causa. Il problema, in effetti, sta proprio qui: va bene trovare un rimedio nell’immediato per la sintomatologia, ma se non viene associato a una cura che agisca sulle cause scatenanti, la persona allergica è destinata a dipendere dai fazzoletti per il resto della sua vita. Ecco perché ho deciso di dare ampia visibilità alla patologia, al suo decorso e alla sua soluzione, ovvero la terapia desensibilizzante.

(LI): Come funziona la terapia desensibilizzante?

(SDF): Si tratta di un percorso che dura tre anni, al termine del quale i sintomi clinici risultano notevolmente ridotti. La desensibilizzazione agisce direttamente sul sistema immunitario, insegnandogli a riconoscere la sostanza esterna che causa l’allergia. Lo scopo è comunicare all’organismo che il problema non è la sostanza scatenante, ma l’anomalia dal sistema immunitario che lo spinge a considerarla “estranea” e, quindi, pericolosa. Anziché scatenare la solita guerra in cui si “combatte” il sintomo nemico, grazie a questa terapia si crea piuttosto un’alleanza col sistema immunitario per far sì che tra lui e l’allergene torni la pace, così il soggetto può finalmente tornare a uno stile di vita naturale. In altre parole, la terapia diventa un “facilitatore” di comunicazione tra un sistema immunitario particolarmente diffidente e la Natura stessa. Il suo scopo è proprio quello di creare un dialogo e un’accettazione di coesistenza reciproca tra sistema immunitario e il meraviglioso ambiente in cui è immerso.

(LI): A cosa si può andare incontro se si trascura un’allergia o ci si limita a contenerne i sintomi?

(SDF): In questo caso c’è la possibilità che il soggetto passi dall’essere monosensibile a polisensibile, cioè a soffrire allo stesso tempo di più di un’allergia, e a sviluppare anche l’asma, malattia da cui non si torna indietro: una volta arrivati a questo stadio si dovrà convivere per sempre con essa. È la cosiddetta “marcia allergica”. Grazie alla terapia desensibilizzante, invece, la sintomatologia scompare, le allergie non progrediscono e non si rischia di sviluppare l’asma allergica.

(LI) La terapia desensibilizzante può essere somministrata anche ai bambini?

(SDF) Assolutamente sì! Il pediatra, riconoscendo nel bambino un soggetto allergico, generalmente raccomanda divieti che lo portano a vivere sotto una campana di vetro: niente cane, niente gatto, niente parco, niente tende né tappeti; il materasso solo anti-acaro e così via. Questa iper-protezione, che non permette ai bambini di vivere a contatto con la natura, porta inevitabilmente a iper-reazioni quando i soggetti entrano accidentalmente in contatto con un animale o una pianta. Per questo è necessario rivolgersi al più presto a uno specialista allergologo, proprio per liberare il bambino dalla schiavitù di aerosol, antistamici e cortisonici: una terapia desensibilizzante apporta molti benefici alla salute dei bambini e alla qualità della loro vita.

(LI): Hai un messaggio da dare ai tuoi futuri lettori? (SDF): Sì. Ricordatevi che quello su cui salgono allergologo e paziente allergico è un tandem chiamato “alleanza terapeutica” che viaggia solo se essi pedalano all’unisono e se il paziente porta avanti la terapia per tutto il tempo necessario, senza abbandonarla prima di aver raggiunto lo scopo. Alla fine della corsa, la vittoria dell’uno rappresenta la vittoria dell’altro.

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